Un muro di cinta lungo trenta chilometri. E, dentro, il parco cintato più grande d’Europa: 65 chilometri quadrati, un territorio che oggi appartiene a dodici comuni. E in un angolo del parco, su una piccola collina, da dove si può scorgere la Reggia di Venaria, lontana un paio di chilometri, sorge un castello in mattoni rossi: facciata ampia con due torrioni laterali, tre cortili interni, due maniche trasversali. Si chiama castello, il Castello della Mandria, ma è una casa con l’aspetto di un borgo: è la vera casa di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia.
Acquistata nel 1863, è diventata il luogo dell’intimità, il luogo della vita in famiglia insieme con la Bela Rosin, Rosa Vercellana, figlia di un tamburo maggiore dell’esercito sabaudo, la donna amata per più di trent’anni, che ha saputo tenerlo legato a sé fino a diventare la sua seconda moglie grazie al matrimonio morganatico.
Qui dentro, Vittorio Emanuele smette i panni del re, del padre della patria, e diventa l’uomo di Rosa, il padre dei loro due figli, Vittoria ed Emanuele Alberto, che vivono qui, ma in un’ala diversa, in altri appartamenti.
Nelle 24 stanze che si aprono sulla facciata principale, durante la bella stagione, da marzo a ottobre, vivono solo Vittorio Emanuele e Rosa, più una donna di servizio per lei e un attendente per lui… Ci sono guardaroba, corridoi, salottini di conversazione, la sala delle udienze, una sala da ballo, una sala da gioco, la cucina – che è il regno di Rosa: è lei a cucinare, sviscera la lepre, pulisce i funghi, è lei che la sera bagna il sigaro di Vittorio nel cognac…
E poi tre camere da letto, cinque contando le stanzette per domestica e attendente. Delle tre camere principali, una è per Vittorio e una per Rosa, entrambe con bowindo destinati alle toilette, la terza è per loro due insieme. Rossa. Come il colore della passione.