I manti regali
Maria José di Sassonia-Coburgo Gotha, figlia del re del Belgio Alberto I, moglie di Umberto II di Savoia e ultima regina d’Italia, è stata un personaggio di notevole rilievo della nostra storia nazionale proponendosi come un’intellettuale moderna ed anticonformista.
Lasciando l’Italia dopo il referendum istituzionale del giugno 1946 per prendere dimora prima a Cascais in Portogallo, e poi a Merlinge in Svizzera, portò con sé alcuni bauli che custodivano riposti con cura una serie di manti e abiti da cerimonia che l’avevano accompagnata negli impegni pubblici previsti dal suo ruolo di principessa di Piemonte. A più di sessanta anni di distanza, il prezioso contenuto rivede la luce e costituisce una testimonianza estremamente importante del gusto di un’epoca e dello stile dell’ultima corte reale italiana.
Dopo il successo di pubblico e critica della prima mostra sempre alla Venaria, la prestigiosa esposizione torna ancora per un mese nella straordinaria cornice della Galleria Grande: l’evento è promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Regione Piemonte e dalla Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia che ha messo a disposizione gli abiti e i manti.
Fra i dieci manti reali presenti alla Reggia, tutti di notevole fattura per la qualità dei tessuti e la raffinatezza dei ricami, si potrà ammirare in particolare il manto della sartoria Buonanno di Napoli, in gros moiré di seta color avorio rosato con applicazione di rose in rilievo in lamé d’oro e argento, confezionato per il battesimo della primogenita Maria Pia e indossato in seguito per il battesimo del principe Vittorio Emanuele e per la proclamazione di Papa Pio XII in Vaticano nel 1939; è presente anche il manto delle dame di corte in velluto unito di seta blu Savoia, con applicazione di una fascia continua d’argento che contiene i nodi e le rose simboli della casa regnante.
Per l’occasione del matrimonio della principessa Maria José con il principe ereditario Umberto di Savoia, celebrato a Roma l’8 gennaio 1930, il principe stesso fece confezionare dalle più importanti sartorie italiane il corredo di abiti e manti per la sposa: segnalare l’ingresso di una sposa straniera in una corte rivestendola di abiti che simboleggiassero l’assunzione della nuova nazionalità, era una sorta di “rito di passaggio” che affondava le sue radici in una tradizione antica. Dei quattro manti confezionati per tale avvenimento, si distinguono il manto di velluto di seta rossa con ricamo di oro e argento e il manto in gros moiré di seta avorio con ricami oro e argento (entrambi della sartoria Gori di Torino) che, abbinato all’abito di raso crêpe di seta avorio, appare nella foto di Ghitta Garrel.
Gli abiti di corte
Nella suggestiva esposizione, oltre ai manti vi sono anche venti abiti di corte e da sera, testimonianza preziosa del gusto degli anni Trenta sia nella scelta dei tessuti che nelle fogge interpretate dalla nascente sartoria italiana: tra questi, l’abito lungo con strascico color rosa a disegni floreali d’argento con cappa del medesimo tessuto bordata di volpe nera; l’abito da gran sera in taffetas crêpe color arancio con disegni floreali in oro e l’abito da sera in raso di seta color avorio con inserti del medesimo raso usato al rovescio che formano motivo di nastro. Di particolare interesse storico anche l’abito lungo di raso di seta nero con cappa di merletto dello stesso colore indossato per l’ostensione della Santa Sindone a Torino nel 1931. Particolare preziosità riveste il lungo velo da sposa di pizzo confezionato dalle ricamatrici di Bruges e la sua scatola in taffetas con fodera interna di seta avorio su cui sono ricamati gli stemmi del Belgio e dell’Italia.
Gli abiti sono stati studiati e catalogati da esperti tessili del Museo Studio del Tessuto della Fondazione Antonio Ratti di Como e sono stati “restaurati” dalla Sartoria del Teatro Regio.
Esposizione compresa nel biglietto per il percorso di visita La Reggia di Venaria – Teatro di Storia e Magnificenza
Per informazioni e prenotazioni: tel. +39 011 4992333