Sig. AGOSTINO CHERDALOSI ............... Stefano Moretti
Sig.ra ANNETTA CHERDALOSI, sua moglie ............... Marcella Favilla
LUCREZINA CHERDALOSI, loro figlia ............... Daria-Pascal Attolini
Sig. GIORGIO WARTON, Inglese ............... Riccardo De Leo
Conte CIUFFINI, genovese letteratuccio ............... Alessandro Meringolo
Cavalier PIANTAGUAI, militare, che serve in Ispagna ............... Riccardo Ripani
Sig. SETTIMIO BENINTENDI ............... Diego Casalis
Sig. PROSPERINO BENINTENDI, suo figlio ............... Camillo Rossi Barattini
Don TRAMEZZINO, prete di casa Cherdalosi ............... Francesco Gargiulo
Sig. Dottor SPARATI, avvocato di casa Cherdalosi ............... Renato Avallone
Sig. Dottor BECCHINI, medico di casa Cherdalosi ............... Roberto Carrubba
Sig. FABRIZIO STOMACONI, cavaliere di mezza età ............... Elio d’Alessandro
Scena, le due Case Cherdalosi, e Benintendi, in Genova
regia Beppe Navello
scene Francesco Fassone
costumi Barbara Tomada
musiche Germano Mazzocchetti
luci Mauro Panizza
aiuto regia Lia Tomatis, Gianluca Guastella / assistente alla regia Carla Alina Coserli
tirocinante Facoltà di Scienze della Formazione Università degli Studi di Torino
movimenti coreografici Paolo Mohovich
sarta Augusta Tibaldeschi
attrezzeria realizzata in collaborazione con Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
costumi realizzati in collaborazione con Liceo Artistico Musicale “Aldo Passoni"
tecnici di allestimento Pey, Paolo Raimondo
produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa
spettacolo realizzato con il sostegno di Associazione Donare per Crescere Insieme – CRT Onlus
Un ragazzo di buona famiglia si innamora di una ragazza di famiglia altrettanto buona ma di costumi più disinvolti, più alla moda: il fidanzamento va a monte e allora, per risolvere in maniera acconcia le cose senza provocare scandalo, la madre di lei trova alla figlia un marito di comodo, vecchio e ricco, disposto a chiudere un occhio sull'andirivieni di amici, cicisbei e confidenti. Il tutto rappresentato alla maniera di una farsa, divertente ma con una morale alla fine della storia: come scandalizzarci se i costumi italiani costituiscono "obbrobrio d'Europa tutta?" Se il matrimonio nel nostro paese assomiglia da subito a un divorzio? Stiamo parlando dell'Italia di fine Settecento, naturalmente, ogni allusione a fatti o persone della realtà contemporanea è puramente casuale.
Mi è sempre sembrata straordinaria la figura d’Alfieri: e mi è tornata in mente in questo periodo particolarmente difficile della nostra accidentata vita civile. Così ho trovato particolarmente bello proporre l’ultima commedia del conte astigiano a una pattuglia di giovani attori provenienti da tutta Italia, per affrontare un progetto di formazione e di avviamento alla professione teatrale: non è un caso che la mia generazione abbia dimenticato il repertorio alfieriano, tutto deve essere facile, commestibile e digeribile nel mercato triturante dello spettacolo nostrano. Ma i giovani, ai quali stiamo consegnando un paese per il quale ogni giorno sentiamo vergogna, si sono appassionati nel raccontare questa commedia amara e divertente di vita all’Italiana: e con loro mi sono sentito meno frustrato nelle scelte del mio mestiere di regista che da troppo tempo si misurava con le poche opportunità offerte dalla prudenza dei nostri cartelloni. Sentire lo sdegno sarcastico di Alfieri, riproporlo al pubblico con la forza di un lessico esemplare per sobrietà e ricchezza espressiva, libera lo spirito costretto nelle poche centinaia di espressioni alle quali è definitivamente condannata la lingua italiana contemporanea; e travestire i suoi personaggi con i caratteri eterni della mediocrità patria, con i ceffi imperituri dell’impudenza sociale, della politica gaglioffa, dell’ambiguità morale ci fa capire che qualcosa di eterno e imperituro è all’origine della nostra secolare decadenza. Più utile della lettura delle gazzette che Hegel raccomandava quotidianamente ai suoi contemporanei, è talvolta divertirsi con i travestimenti del teatro, con le maschere e le luci dei suoi giochi illusori. Beppe Navello
...O fetor
dei costumi Italicheschi,
che giustamente fanci esser l’obbrobrio
d’Europa tutta...
Spettatori fischiate a tutt’andare
l’autor, gli Attori, e l’Italia e voi stessi;
questo è l’applauso debito ai vostri usi
ingresso gratuito, fino ad esaurimento posti, presentando un biglietto di visita alla Reggia o alle Mostre in corso presso La Venaria Reale.