La moda: identità e specchio dell'Italia
Una straordinaria, inedita e (con ogni probabilità) irripetibile mostra sulla storia della moda italiana in occasione delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, nata da un incontro, di più di 2 anni fa, fra Alberto Vanelli, Direttore della Venaria Reale, e Dino Trappetti, Presidente dell’allora nascente Fondazione Tirelli Trappetti: si presenta così l’evento espositivo che dal 17 settembre 2011 all’8 gennaio 2012 si tiene nelle nuove Sale delle Arti della rinata Reggia di Venaria, ormai confermata quale quinto sito culturale più visitato d’Italia dal 2007, quando venne inaugurata dopo essere stata per otto anni il cantiere di restauro più rilevante d’Europa.
Una grande mostra sulla moda del Belpaese, in occasione della speciale ricorrenza del 150°, si spiega proprio perché la moda è stata e continua ad essere sicuramente uno degli elementi principali dell’identità dell’Italia contemporanea, simbolo nel mondo della sua creatività, eleganza, stile e superba capacità industriale; non solo: perché sempre la moda è in grado di fornire chiavi di lettura e punti di vista privilegiati per osservare la nostra realtà nazionale: è infatti convettore di abitudini, attese, contrasti, ricerche, ma anche riflesso diretto di vicende storiche, sociali, politiche, culturali e di costume del nostro Paese.
Un itinerario di stile
La mostra si dipana come un lungo e affascinante percorso tra storia e immaginario, tra cinema, romanzo e attualità presentando abiti autentici, appartenuti a personaggi storici che con il loro stile hanno segnato il gusto di un’epoca (come Gabriele d’Annunzio e le regine d’Italia, Eleonora Duse e Lina Cavalieri), ma anche celebri abiti di scena come le splendide creazioni di Piero Tosi per il genio di Luchino Visconti (il bianco abito da ballo di Angelica ne Il Gattopardo, interpretata da Claudia Cardinale, quello della tragica Livia Serpieri di Senso, cui diede volto Alida Valli, e le vesti di Silvana Mangano per Morte a Venezia); il celebre e discusso “pretino” pensato dalle sorelle Fontana per Ava Gardner e poi reinterpretato da Piero Gherardi per l’Anita Ekberg de La dolce vita; le scarpe realizzate da Ferragamo per Marilyn Monroe. Il nucleo principale dell’esposizione è costituito dagli abiti della storica Fondazione Tirelli Trappetti di Roma: ad essi si aggiungono i prestiti provenienti da prestigiosi enti museali e le creazioni dei principali stilisti italiani contemporanei.
I quasi 200 abiti esposti raccontano la storia della moda in Italia dal 1861 ad oggi, anche se solo dal secondo dopoguerra si può parlare di “moda italiana” vera e propria, capace di coniugare antica tradizione artigianale e moderna industria. Prima di allora, durante il Regno, pur non mancando tentativi di affermazione di una moda nazionale, restava la Parigi del Secondo Impero di Napoleone III e di Eugenia il punto di riferimento ed il modello imprescindibile. Non a caso in quel periodo il più importante centro della moda in Italia fu proprio Torino, porta naturale verso la Francia. Nel ventennio fascista la volontà di emanciparsi dall’influenza transalpina fu notevole, ma con risultati contradditori tra nazionalismo propugnato e cosmopolitismo insito nell’essenza stessa della moda. Fu dunque con la Repubblica che nasce la vera moda italiana: determinanti in questo senso furono le sfilate organizzate a Firenze dal marchese Giovanni Battista Giorgini a partire dal 1951, dalle quali sarebbe scaturita un’autentica epopea di crescita e successo che continuerà a Roma, in straordinaria sinergia con il mondo del Cinema degli anni Sessanta, e poi a Milano, sede creativa del Made in Italy e indiscussa capitale della moda italiana a partire dagli anni Settanta in poi.
Per questi motivi il percorso espositivo descrive un secolo e mezzo di storia della moda secondo due macrosezioni che si sviluppano su due piani, inaugurando i nuovi spazi delle Sale delle Arti della Reggia, corrispondenti a due momenti diversi delle vicende della moda in Italia.
I Sezione
La prima sezione concerne il periodo compreso dalla nascita dello Stato unitario a quella della moda italiana ed è messa in scena da Gabriella Pescucci, costumista cinematografica e premio Oscar, che ha attinto a piene mani da quel cilindro fantastico che è la collezione Tirelli Trappetti di Roma. La sezione è a sua volta idealmente divisa in due parti. La prima occupa l'intero primo piano della mostra e racconta la moda durante il Regno d’Italia (1861-1946): si tratta di una moda di alta qualità, ma non ancora configurata con un carattere identitario nazionale. Atelier e sartorie della penisola continuavano, infatti, a ispirarsi soprattutto alla Francia: ciò nonostante, diversi furono gli approcci per gettare le basi per una moda italiana, come viene messo in risalto dalla mostra. La seconda parte narra, invece, gli anni Cinquanta e Sessanta, quando si assiste finalmente alla nascita e all’affermarsi di una “moda italiana”. La Repubblica ha avuto nella moda uno dei suoi elementi identitari, un elemento di rilancio e riscatto dell’Italia dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale.
La sezione si apre, quindi, con un abito da sera probabilmente appartenuto alla contessa di Castiglione per approdare agli abiti di Pucci e delle sorelle Fontana, in quella che fu la gloriosa stagione della haute couture degli anni Sessanta: un avvincente viaggio sull’evolversi del gusto e dello stile, soprattutto femminile, con continui cambiamenti e ripensamenti (esempi emblematici su tutti: la parabola della crinolina e della tournure): i volumi si ampliano o si assottigliano sul corpo, il focus si sposta dal seno al punto vita, all’imbottitura del pouf posteriore, mutano le altezze degli orli, sbocciano i décolletés, si alternano busti, corsetti, strascichi… Una variazione perenne, pur con linee di continuità, che conduce nel tempo alla comparsa di veri e propri atelier nazionali in luogo delle vecchie sartorie locali.
II Sezione
La seconda sezione va dagli anni Settanta del Novecento ai giorni nostri ed è il frutto delle scelte e del gusto di Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia. Si tratta degli anni cruciali in cui nasce e si impone in tutto il mondo il fenomeno dell’Italian style e del Made in Italy che ha modificato fortemente l’immagine del Belpaese e ha reso la moda uno dei principali comparti dell’economia italiana.
La sezione si sviluppa dunque dalla svolta degli anni Settanta spingendosi fino ai giorni nostri con le nuove generazioni di stilisti: il percorso inizia all’indomani dell’esplosiva spinta dinamica e dialettica impressa dal ’68 che aveva consentito il ribaltamento di codici e certezze anche in fatto di stile e gusto del vestire che sembravano prima di allora inscalfibili, continuando col prêt-à-porter degli anni Ottanta per arrivare fino a oggi tra spinte contrastanti di opulenza e minimalismo, mentre nel frattempo la moda diventa un fenomeno prettamente italiano e industriale caratterizzato dalla flessibilità applicata all’inventiva, alla serialità e appunto all’industria.
Presenti ovviamente nella sezione tutti i grandi protagonisti dell’Italian style come Walter Albini, Giorgio Armani, Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Krizia, Franco Moschino, Dolce&Gabbana, Gucci, Salvatore Ferragamo, Fendi, Blumarine, Roberto Cavalli, Miuccia Prada, Alberta Ferretti e Max Mara per citarne alcuni.
Le opere sono rappresentate nello spazio dell’antico Teatro delle Commedie della Reggia appena recuperato, trasformato in ambiente monocromatico e monomaterico, ispirato alle geometrie delle passerelle.
L'allestimento
Lo spettacolare allestimento di Michele De Lucchi negli scenografici ambienti della Reggia elimina la distanza con gli abiti esposti attraverso una magica combinazione di specchi, così che il visitatore si può sentire parte della scena e della storia rappresentata. In principio il percorso prevede uno specchio incorniciato, quasi da camerino, che via via si farà più frammentato, destrutturato.
Il suggestivo e coinvolgente gioco di rimandi tra arti figurative, fotografia, cinema e musica, in costante dialogo con gli abiti esposti, è arricchito inoltre da un percorso olfattivo, ideato da Laura Tonatto appositamente per questa mostra, che regalerà sensazioni d’altri tempi evocando ricordi, atmosfere e ambientazioni uniche.
Realizzazione
Consorzio La Venaria Reale e Comitato Italia 150, con la Fondazione Tirelli Trappetti di Roma
Direzione artistica
Gabriella Pescucci, Franca Sozzani con la consulenza di Dino Trappetti
Coordinamento storico-scientifico
Clara Goria, Andrea Merlotti
Ricerca iconografica
«La moda nel cinema italiano»
Sergio Toffetti
Sezione olfattiva
Laura Tonatto
Allestimento
Michele De Lucchi
Le iniziative di Italia 150 godono dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana.
Laboratori e Workshop
Sono previsti per la mostra appositi laboratori e workshop rivolti alle scuole di ogni ordine e grado, a cura dei Servizi educativi della Venaria Reale.
Sono inoltre previste attività ideate per le famiglie.
Informazioni e prenotazioni:
Gruppi scolastici: min 15 e max 28 studenti accompagnati da 2 docenti
Prenotazione con pagamento anticipato entro 7 giorni dalla data di prenotazione
Tel. +39 011 4992355 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17)
[email protected]
- Intero: 12 euro
- Ridotto: 8 euro (over 65, under 18 anni e disabili)
- Ridotto gruppi: 8 euro (minimo 12 persone)
- Ridotto scuole: 5 euro (minimo 15 studenti accompagnati da 1 docente)
- Visite guidate negli orari programmati acquistabili in loco (singolo, solo sabato e domenica alle ore 16): 6 euro
- Visite guidate prenotate (per gruppi massimo di 25 e minimo 12 persone): 80 euro
- Scuole - Visite guidate prenotate (gruppi massimo di 25 e minimo 12 persone): 60 euro
Informazioni, prenotazioni e visite guidate:
tel.: +39 011 4992333
[email protected]
www.italia150.it