Ad impreziosire e rendere speciale la visita del pubblico della Reggia, La Venaria Reale presenta il Presepe del Re: un meraviglioso presepe con 120 figure artistiche del settecento napoletano, messe a disposizione dall’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia di Roma (già Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari).
Con la progettazione e la costruzione scenografica di Nicola Maciariello e l’allestimento di Nicolò Giacalone, il presepe espone una parte della raccolta di figure presepiali formatasi in occasione della grande Mostra di Etnografia italiana tenutasi a Roma in piazza d’Armi per l’Esposizione Internazionale del 1911 per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia.
Padre della raccolta e della mostra fu l’etnologo Lamberto Loria (1855-1913), che nel primo Novecento si era reso conto di come, anche in Italia, stessero rapidamente scomparendo usanze e tradizioni, a causa della crescente urbanizzazione e dei profondi cambiamenti che stavano avvenendo nella società. In pochi anni, grazie all’aiuto di una rete di collaboratori locali, Loria riuscì a raccogliere quasi 30.000 manufatti, tra cui i circa 1000 pezzi del presepe napoletano e centinaia di costumi tradizionali di tutte le regioni italiane.
Le 120 figure presepiali esposte nel suggestivo allestimento scenografico all’interno della Sacrestia della Cappella di Sant’Uberto , sono databili fra la metà del ‘700 e l’inizio dell’ ‘800. La struttura del corpo è composta da un manichino in stoppa; la maggior parte delle teste sono realizzate in terracotta, con occhi di vetro, mentre gli arti sono per lo più in legno. I costumi sono in genere quelli originari dell’epoca: la confezione degli abiti era affidata ai sarti, mentre esperte ricamatrici realizzavano passamanerie anche con fili d’oro e d’argento. Non mancano le rifiniture più preziose: bottoni, collane e orecchini. I cappelli sono in cuoio o terracotta, le “ciocie” dei pastori in cuoio.
Il presepe napoletano, di derivazione colta, è un presepe alquanto ricco di personaggi, riproducente scene di vita quotidiana (botteghe, casolari, mercati ecc.) e con una notevole profusione di elementi gastronomici: frutta, verdura, pesci, quarti di abbacchio, mezzi maialini ecc. Sono molti gli animali rappresentati, realizzati con le stesse tecniche e la stessa cura dedicata alle persone. Si tratta di figure che costituiscono una variegata antologia di fisionomie, caratteri, espressioni e mestieri dell’epoca. I vari gruppi etnici rappresentati (mori, georgiane ecc.), al seguito dei Magi, sono un ricordo di famose ambascerie orientali alla corte dei Borbone.
Nell’ impianto scenico esposto alla Reggia di Venaria, pur essendo frutto della fantasia dell’autore, non mancano i richiami alla pittura dei “Rovinisti”, alle vedute fantastiche del Pannini ed ai “capricci” del Guardi come era consuetudine per gli artigiani del 700. Evidenti sono in esso i richiami agli elementi simbolici della tradizionale scenografia popolare quali la taverna, il pozzo, il ponte, la fontana, la cascata, il castello, il mulino. I pastori che animano i vari luoghi del presepe napoletano presentano una complessa simbologia non sempre facilmente decifrabile. Al posto della grotta, vi è una specie di antico tempio con due colonne, che ospita la Sacra Famiglia. Questa rappresentazione, nella concezione del ‘700 napoletano, significa che sulle rovine del mondo pagano è cresciuto il Cristianesimo.
Gli orari di visita al Presepe sono i medesimi della Reggia.
Il Presepe del Re è compreso nel biglietto di ingresso alla Reggia, alla mostra “Cavalieri. Dai Templari a Napoleone” e ai Giardini.